Il gladio romano, il cui termine “Gladius” significa, appunto, “spada” in Latino è una delle più celebri spade romane. Da esso viene anche il termine “gladiatore” con il quale definiamo gli uomini che erano soliti combattere gli uni contro gli altri, e che spesso appartenevano alle categorie più basse della società. Ma andiamo a scoprire di più su questo particolare tipo di spada, e su chi la usava.

Il gladio, le sue caratteristiche

Il gladio era una spada a doppio filo, ampia, diritta e a lama corta, nota principalmente per il suo impiego nella fanteria romana. Perfetta per i colpi di taglio che richiedevano molto impatto, il gladio era una spada dalle diverse varianti, tutte accomunate dalla punta sempre acuminata. L’elsa era composto da un pomolo dalla forma rotonda e da una guardia funzionale volta a proteggere la mano dello spadaccino durante un affondo ma anche per permettergli di estrarre il gladio con maggior facilità. Le principali differenze dei vari tipi di gladio stanno nelle dimensioni.

Una delle versioni più note del gladio è quello ispanico, nato, come s’intuisce dal nome stesso, nella penisola iberica. Il gladio utilizzato dai romani è una variante di quello celtico, adattato perché potesse essere sfruttato al meglio dalla fanteria. Il primo tipo di gladio a essere utilizzato dalla fanteria romana è stato proprio quello ispanico, che, con la sua lama dalla lunghezza di circa 70 centimetri, era in grado di permettere allo spadaccino di fare affondi e dare colpi di taglio potenzialmente letali. Portato alla coscia destra, alla maniera celtica, forse per praticità nell’estrarlo, il gladio si è evoluto verso il I secolo d.C.. La trasformazione vide la spada accorciarsi e dar vita alla variante conosciuta come Mainz, per via della città tedesca di Magonza, dalla quale provenivano numerosi reperti. Intorno alla fine del I secolo d.C. la spada ha subìto un’altra trasformazione, arrivando a essere lunga circa 50 centimetri, e composta da due fili di lama quasi paralleli.

Chi usava il gladio

Il gladio era usato dai soldati dell’esercito romano ma anche dai gladiatori. Siamo tutti famigliari con la figura del gladiatore, ma forse non ci siamo mai soffermati a chiederci chi fossero, in realtà, quegli uomini che combattevano, spesso brutalmente, gli uni contro gli altri. Si trattava principalmente di schiavi, prigionieri di guerra, ma anche di uomini liberi che, solitamente attirati dalle ricompense o dalla gloria, sceglievano di propria volontà di diventare gladiatori. Questa decisione generalmente non era ben vista, perché faceva sì che l’uomo in questione entrasse a far parte della gente dei bassifondi. Se però egli riusciva ad avere successo, ecco che gli altri iniziavano a percepirlo non più come un reietto, ma come un eroe. La libertà del gladiatore era attenuata, dal momento in cui egli metteva piede nell’arena, perché aveva scelto di dare i propri servigi all’impresario di ludi gladiatori. C’erano dei gladiatori che combattevano solamente due o tre volte l’anno, altri che riuscivano a diventare dei veri e propri eroi e quelli più bravi e popolari generalmente diventavano istruttori nelle scuole di gladiatori, anche se a volte potevano decidere di continuare a combattere per soldi.