Natalia Ginzburg è nata a Palermo nel 1916 ed è diventata una delle scrittrici italiane più note del primo Novecento. Cresciuta in una famiglia che le ha imposto un’educazione atea, Natalia ha vissuto la sua giovinezza nella città di Torino per poi esordire, nel 1933, con il suo primo racconto. Da lì, Natalia avrebbe fatto molta strada nel campo della scrittura, arrivando a pubblicare, fra gli altri libri, il noto “La famiglia Manzoni”.
Infanzia e primi passi come scrittrice
Natalia Ginzburg, il cui cognome originario era Levi, comincia a scrivere poesie quando è solo una bambina e, durante gli anni del liceo, si dedica alla produzione di racconti, incluso quello che la Ginzburg stessa ha reputato il suo primo “lavoro serio”, ovvero il testo “Un’essenza”. Il suo racconto “bambini” viene pubblicato, nel 1933, sulla rivista letteraria Solaria e, pochi anni dopo, nel 1933, Natalia convola a nozze con Leone Ginzburg. La scrittrice firmerà tutti i suoi lavori successivi con questo cognome. La coppia ha dei figli: Carlo, Andrea e Alessandra. Gli anni Quaranta del secolo scorso sono piuttosto problematici e Natalia decide di seguire il marito a Pizzoli in Abruzzo, dove l’uomo era stato inviato per motivi razziali e politici. La scrittrice vi sarebbe rimasta fino al 1943. La stessa Natalia stringe dei rapporti con alcuni esponenti dell’antifascismo, in particolare con quelli della casa editrice Einaudi, con la quale il marito collabora.
Il primo romanzo della Ginzburg viene pubblicato con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte. Il titolo dell’opera è “La strada che va in città” e, nel 1945, essa sarà data nuovamente alle stampe, stavolta con il vero nome dell’autrice in copertina.
Il marito di Natalia viene torturato e ucciso nel carcere di Regina Coeli nel 1944 e, nello stesso anno, la scrittrice si reca in una Roma appena liberata, dove inizia a lavorare presso la casa editrice Einaudi. Nel 1950, Natalia si unisce in matrimonio con Gabriele Baldini, dal quale avrà due figli, entrambi portatori di handicap, Susanna e Antonio (deceduti).
Altre pubblicazioni e attivismo politico
Fra le pubblicazioni della Ginzburg segnaliamo “Tutti i nostri ieri” (1952), “Sagittario” (1957) e “Le voci della sera” (1961). Il suo romanzo “Lessico famigliare” vince il premio Strega nel 1963. Negli anni seguenti Natalia dà alle stampe “Mai devi domandarmi” (1970) e “Vita immaginaria” (1974). Nello stesso periodo, ella collabora con “Il corriere della sera” per cui pubblica articoli di teatro e spettacolo, cultura e critica letteraria.
Quando Natalia ha 53 anni, nel 1969, qualcosa cambia drasticamente nella sua vita. Non solo ella deve affrontare la morte del marito, ma si ritrova in un’Italia che attraversa il periodo conosciuto come “strage della tensione”. Ecco che la Ginzburg si dedica sempre di più alla politica e all’attivismo sottoscrivendo, insieme ad altri autori e intellettuali, ma anche a dei registi e artisti, la “lettera aperta a L’espresso sul caso Pinelli” (1971) per denunciare le presunte colpe dei poliziotti della questura di Milano in merito alla morte di Giuseppe Pinelli. Natalia viene eletta al Parlamento, nel 1983, nelle liste del Partito Comunista Italiano e, 5 anni dopo, scrive il celebre articolo “Quella croce rappresenta tutti”, pubblicato su L’Unità.
La famiglia Manzoni
Fra le opere di Natalia Ginzburg, la più nota è “La famiglia Manzoni”, pubblicata nel 1983. Nel libro la Ginzburg racconta le vicende della famiglia Manzoni, con particolare attenzione al celebre autore de “I promessi sposi”. Egli, però, non viene dipinto in buona luce perché, piuttosto che decantare le sue capacità, Natalia ne presenta un ritratto alquanto sgradevole. Egli, infatti, viene mostrato con un padre cattivo e, in generale, come una persona negativa.